Priscal ha 20 anni e vive a Barriera di Milano un quartiere di periferia di Torino, è nata in Italia da genitori nigeriani, è una studentessa universitaria che ama lo studio, ha sempre vissuto una vita serena, amici e amiche Italiane e afrodiscendenti, un ex fidanzato italiano da cui da poco si è separata, un adolescente e una ragazza come tante, che, pur sapendo cosa fosse il razzismo non lo aveva mai vissuto in prima persona, fin quando qualche mese fa, non decide con le sue amiche di andare in una piscina nella zona di Asti.
Quando è in fila davanti alla cassa, a una famiglia, nigeriana come lei, senza tanti complimenti viene negato l’ingresso, la cassiera, adducendo futili pretesti, non li vuole far entrare, li accusa ingiustamente di essere “gli stessi” che settimane prima avevano fatto casino in piscina, a nulla valgono le proteste, garbate ma ferme delle ragazze e della famiglia stessa, il bimbo più piccolo di 4, 5 anni, scoppia a piangere urla e si dispera: “Sono italiano, voglio solo andare in piscina”, non c’è niente da fare, il padre alla fine amareggiato è costretto a tornarsene a casa.
Le ragazze però hanno ripreso tutta la scena con i telefonini, postano il video in rete, che in un attimo diventa virale, arriva la stampa, i media riportano la notizia. La comunità nigeriana e non denunciano tutto. Così un giorno d’estate come tanti Priscal scopre che sotto il sole d’Italia il germe del razzismo non è così sopito come fino ad allora aveva creduto.
È stato un episodio molto forte
Priscal ha sempre vissuto una vita serena: italiana, figlia di genitori nigeriani, studentessa universitaria, con amici di tutte le origini. Nonostante conoscesse il razzismo come un problema, non lo aveva mai vissuto in prima persona. Finché un giorno d’estate, in una piscina ad Asti, qualcosa cambia. Mentre è in fila con le sue amiche, assiste a una scena che non dimenticherà mai: una famiglia nigeriana viene respinta all’ingresso con accuse infondate. A nulla valgono le proteste della famiglia, il rifiuto è netto e ingiustificato. Priscal e le sue amiche scoprono allora che, oltre la quotidianità della vita, c’è ancora molto da fare per combattere i muri dell’intolleranza.